Inviare il primo taikonauta sulla Luna e costruire una base permanente sul nostro satellite naturale entro il 2030. Assemblare una stazione spaziale orbitante intorno alla Terra e, infine, completare il balzo verso Marte entro il 2050. L'Accademia delle Scienze di Pechino ha varato la road-map cinese per lo spazio. Un programma ambizioso, che sfida apertamente la leadership degli Stati Uniti nel campo dell'esplorazione, proprio mentre la Nasa prepara i festeggiamenti per celebrare i 40 anni della missione Apollo 11 che il 20 luglio 1969 portò Armstrong e Buzz Aldrin sulla Luna.
Creazione 2050
La roadmap cinese per lo sviluppo delle tecnologie spaziali è un prodotto dell'Accademia Cinese delle Scienze (ACS). Spiega che Pechino vede nella Luna la base di partenza per l'esplorazione interplanetaria. Il progetto è contenuto nel rapporto "Creazione 2050: scienza e tecnologia nel futuro della Cina", e sebbene uno dei massimi ricercatori dell'ACS, Guo Huadong, abbia spiegato che non si tratta di un piano vincolante, rappresenta senza dubbio un esplicito suggerimento ai vertici del governo sulla via da seguire nei prossimi anni. La "roadmap cinese - ha spiegato Guo - si fonda sulle capacità teoriche e tecnologiche del paese, ed è quindi da considerare un possibile piano operativo perché il governo centrale possa annunciare, quando lo riterrà opportuno, l'intenzione di mandare un taikonauta (da taikon, spazio in cinese) sulla Luna". Divulgato con grande pubblicità attraverso i mezzi di comunicazione di massa, il documento prevede anche l'invio di una sonda su Marte entro il 2020 e, intorno al 2030 l'invio a partire dalla Luna di strumenti esplorativi ai pianeti giganti, Giove e Saturno.
Orgoglio alle stelle
Dopo essere diventata nell'ottobre 2003 la terza potenza spaziale ad aver portato in orbita un suo astronauta con mezzi propri, ad aver fatto di Yang Liwei un eroe del calibro di Yuri Gagarin e Alan Shepard, Pechino ha dato grande enfasi al suo progetto spaziale. La passeggiata spaziale compiuta il 27 settembre 2008 da Zhai Zhang intorno alla navicella Shenzhou VII è stata trasmessa in diretta televisiva per più di un miliardo di spettatori, ed è stata associata alle grandi imprese del passato. Tra le avventure più citate c'è senz'altro quella del leggendario ammiraglio Zheng He, che alla testa di una flotta di cento navi lasciò la Cina nel febbraio del 1421 per attraversare l'Oceano Indiano, doppiare il Capo di Buona Speranza ed esplorare le coste sudamericane ed australiane. Un modello
Matrimonio d'interessi
La rapida accelerazione del programma spaziale cinese è dovuta alla formidabile crescita economica del paese, ma anche all'alleanza strategica e tecnologica stretta con Mosca. Il 26 marzo 2007, dopo anni di scambi e collaborazioni su singoli progetti, è stato firmato l'accordo per l'esplorazione congiunta del Pianeta Rosso. Nel prossimo mese di ottobre è previsto il lancio, dalla base russa di Baikonur, di Yinghuo-1, un orbiter costruito in Cina che sarà sganciato nell'orbita equatoriale marziana dalla sonda russa Phobos-Grunt a bordo del lanciatore russo Soyuz-2/1b. Un primo passo verso Marte, una missione cruciale per entrambi i paesi: Pechino vuole proseguire la sua lunga marcia mentre per Mosca, che ha superato le secche degli anni più duri della crisi, sarà il ritorno alle missioni interplanetarie dopo il fallimento di Mars 96 che tredici anni fa precipitò nell'Oceano Pacifico poco dopo il lancio. Una missione congiunta per dire al mondo che anche Pechino ora vuole la sua parte di spazio.
